Radio Globo sfotte le donne

In questi giorni si è molto parlato della vicenda che vede implicati il blog Pasionaria.it e uno show di Radio Globo. Il blog in questione ha denunciato il linguaggio sessista che continuamente viene usato durante la trasmissione, parole come “cagna” e “croccantini” sarebbero in effetti solo la punta dell’iceberg. Ascoltando il podcast che si può tranquillamente trovare sul loro sito, intitolato “lasciati dalla ragazza – le femministe – l’alcol test“, infatti si sentono parole molto più dure nei confronti delle donne. Al minuto 68:00 circa una ragazza, Maria Grazia, telefona per esporre educatamente i motivi del suo sdegno nei confronti di parole simili, spiegando che la violenza di genere passa anche da “battute” ed epiteti apparentemente (ma neanche tanto) innocenti. Dice che è problematico ed offensivo che una radio perpetui, così anche senza accorgersene, la cultura dello stupro. Ovviamente iniziano immediatamente ad attaccarla dicendo che non è per una battuta sui croccantini che le donne vengono uccise e poco dopo mandano un’altra telefonata in contemporanea di una loro fan, Sara. La ragazza li difende dicendo che sono solo battute e che poi è vero che ci sono alcune ragazze che sono delle cagne . Mentre le due discutono, purtroppo in alcuni momenti le voci si sovrappongono e si sente un conduttore dire: “non vi accavallate, non vi accavallate, non vi accagnate“…
Poco dopo mentre Maria Grazia parla continuando a spiegare del perché un linguaggio del genere porta inevitabilmente ad appoggiare un certo modo di pensare e un certo comportamento violento e sessista, uno dei conduttori (scusate ma non so i nomi) dice sottovoce: “ma fatti una chiavata!”. Maria si interrompe e gli domanda se davvero le ha detto di andarsi a fare una chiavata, ma tra le risate il tizio si giustifica dicendo “sei caduta nel tranello”. Ora, non capisco come gente di quaranta, cinquanta anni riesca a ridere di una frase del genere. Una ragazza sta parlando, in modo educato senza insultare nessuno, e tu trovi giusto dirle di andarsi a fare una chiavata per poi scoppiare a ridere insieme agli altri conduttori. Neanche alle medie sono così idioti.
Dicono che non è un problema se l’immagine della donna viene usata per pubblicizzare i prodotti (argomento fatto uscire da Maria) e che comunque le ragazze che vediamo non sono sfruttate ma sono state pagate. Sicuramente le modelle in televisione ricevono un giusto compenso ma ciò non toglie che sia sbagliato e onestamente poco civile usare l’immagine di una donna nuda o semi nuda per pubblicizzare il silicone per il bagno (esempio riportato anche da Maria). Considerando poi che spesso la gente si scandalizza se vede una donna allattare in un luogo pubblico direi che qui c’è qualcosa che non va. Inoltre se un modello venisse fatto mettere in pose sexy per pubblicizzare una cosa come appunto il silicone apparirebbe ridicolo e la campagna pubblicitaria sarebbe un enorme flop. La domanda clou: “pensi davvero che il problema della violenza sulle donne sia qualcuno che dice “croccantini”?“. Emh, si! Come ha tentato più volte di spiegare Maria il linguaggio è molto importante nella nostra società, ci sono studi e ricerche che affermano che un certo linguaggio influenza enormemente le persone. Ragazzi che sentendo continuamente in una trasmissione radiofonica fare “battute” su cagne e croccantini si sentiranno giustificati ad usare quegli stessi termini denigratori anche fuori. Chiamare cagna una donna significa deumanizzarla, e la deumanizzazione è un modo per legittimare la violenza! Uno dei conduttori se ne esce fuori dicendole che se rimane ancora al telefono la promuove lei la violenza sulle donne… Io ripeto, come può essere accettabile per dei conduttori radiofonici usare un linguaggio così violento e maleducato?

Tutta la questione “dell’attacco delle femministe pazze ai danni della povera Radio Globo” era nata da un loro intervento sulle quote rosa. Affermavano che non è giusto preservare dei posti per delle donne poiché se una persona è capace va avanti uomo o donna che sia. Peccato che vari studi dimostrano che non è affatto così! Pensano davvero che sia un caso che l’80% degli incarichi istituzionali in Italia sia affidato agli uomini? Come è possibile, secondo loro, che non ci siano donne capaci nel nostro paese? E come è possibile che nei paesi in cui le disparità di genere sono nulle o quasi le donne ricoprono la metà o a volte anche la maggioranza delle cariche istituzionali? Sarà tutto un caso? Non direi. Ad ogni modo mentre Maria tentava di spiegare le quote rosa è partito un coro che neanche allo stadio in cui le hanno urlato: “Ma vatti a informare tu! C’hai 12 anni! Torna a scuola! Rimetti il grembiule!”. No, andate voi ad informarvi che siete rimasti davvero indietro.
Dopo aver detto una serie di cavolate, come che non è vero che le donne in media guadagnano di meno a parità di mansione, uno dei conduttori dice che non va ascoltata solo la voce delle associazioni contro la violenza sulle donne, perché quello è il loro lavoro e ci prendono dei soldi. Peccato che non sappia fare neanche un esempio di associazioni che speculano e guadagnano sulla propaganda femminista o qualsiasi cosa lui intendesse. Per tutto il tempo in cui la coraggiosa Maria ha parlato e tentanto in modo calmo ed educato di esporre le sue argomentazioni, sottofondo si sentivano risatine, commenti, sbuffi e sospiri. Non dico tanto, non bisogna per forza essere d’accordo con quello che l’altra persona sta dicendo, ma almeno l’educazione di farla parlare e di ascoltarla senza tutte queste cose che neanche i bambini fanno, mi sembra il minimo!
Alla fine della telefonata, mentre lei li salutava e ringraziava per averla ascoltata (vorrei che fosse così ma non lo è) loro agitavano una scatola di croccantini facendo sentire il tipico suono… 
Una volta che la ragazza ha riagganciato decidono, simpaticamente, di far partire tutti i meravigliosi messaggi audio di insulti che alcuni fan della radio le hanno dedicato. E loro da persone civili quali (NON) sono ovviamente li hanno fatti ascoltare tutti. Eccone alcuni:
“mi dispiace per il tuo uomo, se ce l’hai” e qui uno dei conduttori dice “ma che c’ha!”
“questa è la classica tizia che si lamenta perché non trova l’omo, te credo che non lo trovi se rompi er cazzo così!”
Questo è un esempio della mentalità retrograda che c’è ancora in Italia. Se una donna ha delle opinioni è acida, zitella, non scopabile e necessita di una scopata. Mi sembra logico.
Una donna: “croccantini va benissimo guarda, lo dico da donna”. Sarai anche donna ma chi ti ha eletto rappresentante del genere femminile? Croccantini e cagna andrà bene per te ma non va bene per le altre.
Un’altra donna: “tacci vostra con sta parità dei sessi ora me tocca lavorare 18 ore al giorno, io stavo tanto bene a casa a lavare e stirare”. Per quanto capisco che certi commenti cerchino di essere simpatici, vorrei semplicemente precisare che femminismo significa anche libertà di scegliere di fare la casalinga se lo si desidera. Come di fare il casalingo.

Telefona un ragazzo loro fan che in modo pacato tenta (ancora una volta) di far capire che sentendo un certo linguaggio alla radio molte persone si sentono legittimate ad usarlo anche fuori nella vita reale. Fa l’esempio delle battute sulle persone grasse e uno dei conduttori interviene dicendo che lui stesso è stato obeso per molti anni ma non ha mai sofferto per le battute che gli altri potevano fare. E io dico: e con ciò? Solo perché quando eri obeso le “battute” non ti toccavano non significa che sia così per tutte le persone obese o sovrappeso. Non siamo tutti uguali, le persone hanno diversi gradi di sensibilità. E’ come per quelle ragazze che hanno detto che per loro vanno bene le “battute” sulle cagne ecc. Vanno bene per loro, magari perché non si rendono conto (come i conduttori) dell’importanza del linguaggio, ma non significa che se una cosa va bene per una persona non sia offensiva per tutta la “categoria” a cui quella persona appartiene.
Nominano Ilaria Nassi, la ragazza che gli aveva indirizzato una lettera sui social e scherzano dicendo che un tempo non si mettevano nomi come il suo ma Fuffy o Bobby. Quindi chiaramente stanno continuando a darle della cagna, come se non fosse bastata la shitstorm che le hanno diretto fino ad ora… Uni dei conduttori se ne esce così: “in questo paese non si può più parlare ne scherzare. Ma noi lo facciamo lo stesso, avete capito complessate! complessate! complessate!”. Se una donna  avesse avuto in diretta radiofonica degli scatti di ira (perché uno che si mette a sbattere e\o ad urlare improvvisamente sta avendo uno scatto d’ira) del genere sarebbe subito stata chiamata isterica pazza. Ma per un uomo va bene, evidentemente per loro è un comportamento normale. Per loro.
Dicono che invece di stare a scrivere le donne dovrebbero chiamarli, proprio come ha fatto Maria Grazia. Non serve a nulla scrivere commenti sui social, devono esporsi alla loro gogna radiofonica. La stessa cosa che il social media manager di Radio Globo ha risposto ad Ilaria, ma lei naturalmente si è rifiutata di fare un quattro contro uno come hanno fatto con altre ragazze. Alla sua richiesta di avere in trasmissione un mediatore le è stato risposto che non ha argomentazioni. Maria Grazia e altre ragazze sono state coraggiose ad esporsi e soprattutto a rimanere calme senza scendere al loro livello, ma direi che sia anche normale che non si voglia finire presi in giro (perché questi signori è questo che fanno, prendono in giro con un umorismo infantile) in diretta radio.
La protesta di Pasionaria.it è stata accolta dal Telefono Rosa che ha denunciato l’accaduto anche alla presidente della Camera, Laura Boldrini e alla vice presidente del Senato, Valeria Fedeli che ha risposto diramando un comunicato ufficiale e una lettera di risposta al blog  in cui condanna il pessimo esempio che dà quel programma.
Vedremo come andrà a finire la cosa.

Ho notato che troppo spesso si mascherano gli insulti chiamandoli battute o mascherandosi dietro la satira o la libertà di parola. La libertà di parola è un diritto la libertà di offendere NO. Offendere con pseudo battute sessiste NON è satira.

 

Ddl per proteggere i bambini

Ricordate Leelah Alcorn? La transgender statutinense che si è tolta la vita a fine 2014 a soli 16 anni perché non accettata dai genitori cristiani conservatori ? Bene, il Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama nell’aprile 2015 propose una legge (chiamata appunto come la giovane) che aveva il compito di proteggere i bambini omosessuali da possibili terapie “riparative” o pressioni negative di ogni tipo da parte dei famigliari. In Italia in questi giorni Sergio Lo Giudice, politico e attivista per i diritti LGBTQ, ha proposto un disegno di legge simile, probabilmente ispirato proprio dalla legge di Obama. Non ha tardato la reazione di quotidiani catto-biggotti e di estrema destra (come il Giornale) che subito si sono allarmati sostenendo che la sinistra ha intenzione di punire chi vuole convincere i bambini a non diventare gay… In realtà il ddl non dice questo, quindi basta con questa disinformazione da due soldi proveniente sempre dai soliti ambienti marci! Il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi  dichiarò già qualche anno fa la sua posizione in merito a quei terapisti che accettano di “curare” bambini o adolescenti omosessuali o presunti tali. Il ddl si propone di tutelare i minori proprio su questo versante, sono infatti previste multe salatissime (oltre la radiazione temporanea dall’albo) per quegli specialisti che offrono i loro servigi per convertire i bambini, facendoli “tornare” etero . Come hanno appurato moltissime ricerce scientifiche (sia nazionali che internazionali) con queste terapie riparative si danneggia solo ed unicamente il minore in questione, spesso portandolo ad uno stato di depressione e non accettazione di sé che in molti casi può sfociare in un gesto estremo. Non si può tornare etero poiché NON si diventa omosessuali.
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Nonostante l’Organizzazione Mondiale della Sanità eliminò l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali ben 26 anni fa (quindi non proprio l’altro ieri) ci sono ancora tantissime persone che continuano a considerarla un disturbo, qualcosa da curare, una deviazione da quella che una persona normale dovrebbe essere. Mi domando da dove certa gente prenda le argomentazioni o in che modo le giustifichi dopo che anche la scienza le smentisce… Ad ogni modo direi che dopo tutti questi anni sia il caso di adattare le leggi per tutelare i minori da violenze psicologiche scaturite da teorie smentite dall’OMS e dagli Ordini degli Psicologi di ogni paese.

Non abbastanza magra per gli shorts

“IO donna”, quella che sembra essere la parte dedicata alle donne del corriere della sera online, ha pubblicato ultimamente una foto dell’attrice Chloe Moretz insieme al figlio del famoso David Beckham. Fin qui nulla di strano, è una sezione che tratta per lo più argomenti di gossip, moda, bellezza ecc. (tutti argomenti OVVIAMENTE prettamente femminili…), quindi ci sta anche spettegolare su una nuova coppia holliwoodiana. La cosa che però sta indignando parecchie persone sul web è la didascalia sotto la foto in questione che ritrae i due che camminano tenendosi per mano.
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“Peccato non sia così magra da poterli indossare con disinvoltura”… Ok onestamente io mi sono stancata di questo body shaming continuo che nella nostra società proviene da ogni mezzo d’informazione. Facciamo qualche puntualizzazione che a questo punto mi sembra più che doveroso: la Moretz non è obesa, né sovrappeso. E’ una donna normopeso che indossa un paio di pantaloncini, ma comunque l* pseudo giornalista che ha scritto questa meravigliosa didascalia (malamente corretta successivamente, ma lo vedremo dopo) riesce a vedere del grasso dove effettivamente questo NON c’é. La critica non avrebbe comunque avuto senso di esistere nemmeno se la donna in questione fosse stata obesa, sia chiaro. Innanzitutto non è giusto che solo le donne vengano giudicate in base al corpo, per gli uomini questo avviene in misura molto minore. Una donna non è una bambola, personaggio famoso o meno dobbiamo renderci conto che stiamo parlando di un essere umano. Se fosse stata obesa e avesse comunque voluto mettere degli shorts le sarebbero piovute contro centinaia di critiche dai vari giornaletti di gossip, social ecc. solo perché alcune persone pensano che quello non sia il fisico adatto per quel capo di abbigliamento, ma come abbiamo visto, anche quando il corpo in questione rispetta gli standard di bellezza imposti c’é sempre qualcuno che si impegna a trovare il pelo nell’uovo. Insomma, non importa come tu sia, non andrai mai bene. Non sono i corpi a doversi adattare ai vestiti e alla moda, sono i vestiti a doversi adattare alle nostre forme, al nostro peso, alla nostra altezza e alla nostra fisicità in generale. Questo è il messaggio che un giornale del genere scritto per un pubblico femminile dovrebbe trasmettere! Ognuno ha il diritto di vestirsi come meglio crede, ovviamente penso che ci siano dei posti in cui sia giusto rispettare un dress code prestabilito, come per esempio sul luogo di lavoro o a scuola, ma neanche in quel caso devono essere solo le donne a farne le spese. Ho sentito di molte scuole in cui alle ragazze veniva vietato di indossare i pantaloncini nonostante le temperature fossero estive, mentre ai ragazzi nessuno vietava di indossarli né di andare a lezione con quegli (a mio parere) orribili pantaloni a vita bassissima che fanno vedere le mutande e a volte intravedere anche qualcosa di più.
Fa caldo ed è normale vestirsi in maniera più scoperta, la gente (e soprattutto le donne) non possono e non devono sentirsi costantemente giudicate, siamo arrivati al punto che se un corpo non rispetta gli standard dettati dall’industria della moda allora è un qualcosa da nascondere, una vergogna. Ma il punto è che le donne vere (intendo quelle fuori dalle riviste di alta moda) non portano la 38-42. Le donne portano TUTTE le taglie, dalle più minute alle più grandi. Non esiste la taglia sbagliata o la taglia perfetta, esistono le diverse taglie. Certe persone hanno una costituzione più esile e altre saranno più grandi, ma non c’é nulla di cui vergognarsi qualsiasi sia la taglia indossata.

Torniamo a noi. Dopo qualche ora la didascalia sotto la foto è stata corretta nel seguente modo:
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Solo a me sembra un modo mal riuscito di correggere lo strafalcione?

Le 5 cavolate sulle donne del Giornale

Si sa che con il caldo è facile dare i numeri, almeno a giudicare dal meraviglioso articolo scritto da una giornalista (donna!) de il Giornale. La sedicente giornalista ha preso i cinque punti che elenca nel suo articolo intitolato “ecco i cinque segreti che le donne non diranno mai agli uomini”, da un altro articolo su “buzz.excite.it” che invece ne elenca 9. Ma andiamo con ordine:
1 – Controllano cosa fa l’ex guardando il suo profilo Facebook cercando di scoprire tra i nuovi avvenimenti della vita dell’ex compagno se ha trovato un’altra donna che l’abbia definitivamente sostituita
Dubito fortemente che OGNI donna resti così morbosamente attaccata al suo ex, ci sono donne che continuano a stalkerarli sui social come uomini che fanno lo stesso.
2 – Qualsiasi cosa riguardi la vostra storia, ne sarà prontamente informata anche la sua migliore amica. È risaputo dello stretto e intimo legame che riescono ad istaurare due donne, portandole a confidarsi su tutto
E’ importante confidarsi con amiche e amici ma non è detto che debbano sapere qualsiasi cosa che accade tra te e il tuo lui (o lei).
3 – Le donne non rivelano mai il numero corretto di quanti ti hanno preceduto. E così che mentono sul il quantitativo di ex che hanno alle spalle
In Italia per una donna aver avuto molti partner non è ancora visto di buon’occhio (come invece lo è per l’uomo che ovviamente deve essere maschio, virile e perennemente arrapato), quindi non c’é da stupirsi se molte ragazze preferiscono mentire ma ce ne sono altrettante a cui giustamente non frega nulla di dire il numero esatto degli uomini con cui sono state.
4 – Amano che il proprio uomo sia geloso. In fondo questo gli da un senso di sicurezza del rapporto
Ci sono donne a cui piace l’uomo geloso e possessivo ma chiaramente non è un modo sano di vivere una relazione. Quindi non generalizziamo.
5 – Probabilmente conserva tutte le foto insieme all’ex che dimostrano spesso il fatto che in qualche modo gli è rimasta legata
Ci sono vari motivi per cui una donna (anzi una persona) possa voler conservare delle foto del suo ex, non per forza perché gli è rimasta legata emotivamente. Ma anche qui in ogni caso non bisogna generalizzare.

L’articolo de il Giornale finisce qui, mentre io sono andata a cercare anche le altre quattro perle proposte su buzzexcite.it:
6 non sbagliano mai ..… ti mettono alla prova!! Trovano spesso escamotage per testare la tua fedeltà
Se una persona (donna o uomo che sia) mette continuamente in discussione la fedeltà del partner sicuramente non vive un rapporto sano e sereno. Poi basta con questa cosa delle donne che hanno sempre ragione e non sbagliano mai! Siamo esseri umani anche noi.
7 La sua migliore amica sa già quando sarai lasciato
La mia risposta è la stessa del punto numero 2.
8 le donne sono più complicate di quanto pensi. Indaga sempre su di loro, scoprirai che sono sempre più di quello che dimostrano, è risaputo il loro essere estremamente intrigate e complicate.
E’ anche risaputo che le donne sono in primis esseri umani, quindi complesse e particolari come ogni altra persona di qualsiasi sesso.
9 Si salvano tutti i messaggi dolci e li rileggono quando sono sole
Non tutte le donne sono ipersensibili, amano i film romantici e i romanzi rosa. Esistono PERSONE che lo sono e altre che non lo sono.

Onestamente è difficile trovare tanti luoghi comuni e stereotipi tutti in un “articolo”, ma mai direi mai…

Star dei social pakistana uccisa

In questi giorni sta facendo notizia la triste vicenda di Qandeel Baloch, la star dei social pakistana, drogata e uccisa strangolata dal fratello. Divenuta famosa dopo aver partecipato a Pakistan Idol, era seguita da migliaia di followers sui vari social. Non incarnava l’ideale di donna pakistana, infatti vestiva alla maniera occidentale e amava il make up. Qandeel era  il modello di bellezza e di vita a cui molte ragazze del suo paese si ispiravano, era una giovane donna indipendente e sicura di se, determinata ad andare contro tutti pur di seguire i suoi sogni. In questi giorni è nato un dibattito in Pakistan, c’è chi la vedeva come una figura che mirava ad abbattere le norme sociali e famigliari a cui le donne devono sottostare nel suo paese e chi invece la vedeva solo come una narcisista attirata dalla fama e dal mondo dello spettacolo.
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Indubbiamente (in maniera conscia o meno) lei ha rappresentato un barlume di speranza per tutte quelle giovani che sono costrette a vivere in una società fortemente impregnata di valori patriarcali e maschilisti. Non dimentichiamoci la proposta di legge presentata verso la fine di Maggio (2016) in cui si chiedeva la “libertà” per i mariti di picchiare leggermente le proprie mogli. Proposta alla quale tutto il web si rivoltò a da cui nacquero molte proteste pacifiche, spesso attuate dalle stesse donne pakistane. Insomma il Pakistan NON è un paese per donne. Il numero di matrimoni forzati, delitti d’onore, stupri, violenze domestiche e prostituzione forzata è altissimo, non a caso secondo il Global Gender Gap Report 2015 il Pakistan è al 144° posto nella classifica che riguarda l’uguaglianza di genere, sorpassato solo dallo Yemen ultimo in classifica.
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Ma di cosa stiamo parlando? Qandeel non era una rivoluzionaria. Era semplicemente una giovane donna che voleva disporre come meglio credeva del proprio corpo. Era una bella ragazza e amava mostrare la sua bellezza e la sua sensualità al mondo. La sua famiglia non tollerava la sua libertà e insieme a loro nonostante i tantissimi fans c’era anche chi usava i social per minacciarla. Infatti solo tre settimane prima della sua morte si era rivolta allo stato per chiedere protezione. Richiesta ovviamente non ascoltata.
A quanto afferma il fratello, avere una sorella priva di morale come lei era diventato un enorme peso da sostenere, i suoi amici gli mandavano continuamente sue foto e lo deridevano. Rappresentava una vergogna per la famiglia e così il caro fratellino decise di fare quello che andava fatto”, ovvero porre fine alla vita di una donna indegna, perché non sia mai che una donna venga vista prima di tutto come un essere umano e solo in secondo luogo come essere dotato di vagina. Sappiamo tutti come in certi ambiti sociali la stessa azione compiuta da una donna non ha la stessa valenza se a compierla è un uomo. L’uomo infatti può (anzi DEVE!) esprimere la propria sessualità e la propria virilità sempre e comunque. Le donne vengono spogliate di tutto, anche di questo. La donna che non incarna l’angelo del focolare viene vista come deviata, sbagliata. E purtroppo molto spesso si “rimedia” nel modo più brutale e violento possibile. Questo avviene anche da noi…
Ad ogni modo non servono gesti eclatanti per far sì che una persona diventi uno dei numerosi simboli della lotta al patriarcato, quello che lei faceva erano solo delle foto, dei comunissimi selfie simili a quelli di molte ragazze occidentali. Ma in un paese teocratico come il Pakistan anche un selfie può costituire un gesto di rivolta.

Nonostante il Pakistan sia il penultimo paese al mondo in fatto di uguaglianza di genere, rabbrividisco a leggere molti commenti di italiani che troppo facilmente usano i social per scaricare la loro rabbia di maschi bianchi frustrati su ragazze e donne che semplicemente decidono di mostrare come meglio credono i LORO corpi. Siamo due paesi molto diversi per fortuna, ma le meccaniche che stanno alla base di molte reazioni purtroppo sono le stesse. Abbiamo fatto molta strada ma c’è chi ancora, in Italia e nel 2016, afferma che le ragazze non verrebbero stuprate se vestissero in maniera più coprente, o chi demonizza le sex worker, donne che liberamente scelgono di prostituirsi. Eh si, abbiamo anche noi molta strada da fare…